Curriculum vitae che passione!

Ok, sciogliamo subito il “ruppi”: questo post non vi insegnerà a scrivere e/o compilare il form per il Curriculum Vitae perfetto (anche perché è una leggenda: non esiste!). No, non vi insegnerà come rendere interessante il vostro portfolio di corsi, master, lauree, specializzazioni, superspecializzazioni, iperqualchecosaltrochenonso. Però qualche consiglio su cosa non fare affatto (proprio come in una precedente occasione abbiamo già fatto, vi ricordate il candidatO nubile?) vogliamo dirlo a gran voce, soprattutto dopo aver trovato in mail, di rientro dalle ferie, tanti tantissimi C.V. e autocandidature per lavorare a Karma Communication.

Su alcune ci siamo soffermate con ammirazione, su altre ci siamo letteralmente spaccate dalle risate.

Partiamo dalla fotografia che è fondamentale. Deve essere professionale (ok), ma non deve neanche farvi sembrare ingessati. Insomma, bisogna saper stare nel mood, altrimenti è un disastro. Vale a dire, non mettete la cravatta della prima comunione perché si capisce che di norma non la indossate e non scegliete neanche la foto del matrimonio di vostro fratello/sorella (vale per uomini e donne, “professionali” non “vestiti a festa”.
Assolutamente no ai ritagli di fotografie in cui si intravede l’orecchio di vostra mamma o del fidanzato solo perché vi piace l’espressione che avete in quello scatto… assolutamente no a foto in cui non vi si vede la faccia (vi sembrerà strana questa annotazione, ma questa è una delle stranezze che ci è appena capitato di trovare): perché scegliere una fotografia in cui vi si vede perfettamente l’orecchio destro e il profilo del naso, si intuisce che avete gli occhiali, ma non vi riconoscerebbe neanche vostra madre? E poi, ancora se il vostro profilo include più sfaccettature non necessariamente una foto (e il Curriculum stesso) deve includerli tutti e in quel caso si possono scegliere foto diverse a seconda della posizione per cui si sta inviando la candidatura: perché proporsi come esperta di marketing con una fotografia in costume da bagno durante una sfilata di moda? (Sì è arrivata anche questa)… Proprio non lo capiamo.

Certo di un curriculum vitae si guardano molte cose: le esperienze lavorative passate, i corsi, il portfolio.  E non intendiamo solo nel caso di grafici, che generalmente mostrano orgogliosi i precedenti lavori, ma anche nel caso di giornalisti e social media manager… Ci piace se in allegato al curriculum c’è qualcosa di più di un asettico elenco di attestati conseguiti: uno o più link  (ma non esagerate, altrimenti è controproducente) – dove leggere articoli, comunicati, lavori precedentemente svolti… per scoprire il lato umano del candidato. Ecco perché ci piacciono tanto anche le lettere di autopresentazione che ci permettono di capire un po’ chi abbiamo davanti (o se – almeno – abbia avuto l’intelligenza di guardare il nostro sito web per vedere cosa facciamo, e dunque anche ciò di cui potremmo avere bisogno).
Su questo tema, però, ogni tanto ci stupiamo. Secondo voi qual è la qualità più ricercata in un grafico pubblicitario? Ok, sono molte, ma certamente la fantasia, la creatività e la capacità di sintesi sono davvero essenziali, no? Ecco, allora perché i grafici non  si costruiscono meravigliosi curriculum vitae che anche solo da guardare sono un piacere? Oggi ne ho visto uno di cui mi sono letteralmente innamorata (e non era di un grafico, ma di un giornalista appassionato di grafica pubblicitaria)… Invece, nella media, chi ci ha raggiunte è stato piuttosto impersonale, molto professionale (per carità)… ma anche decisamente anonimo, banale, convenzionale, piatto, scialbo e stereotipato.

Sbagliato anche dirsi pronti a ricoprire qualunque qualifica lavorativa: dov’è finita quella sana ambizione che continua a far crescere e a far desidera di essere sempre migliori di quello che si è stati fino a quel momento? E’ vero che la crisi imperversa e – spesso – ci diciamo pronti a tutto… Ma poi è davvero così?
C’è anche, però, chi si candida per posizioni di lavoro estremamente specifiche… Talmente specifiche che noi non sapevamo neanche che esistessero figure così iperspecializzate… Ecco, magari è meglio non esagerare in questo senso, altrimenti si restringe davvero troppo il campo d’offerta dove andare a pescare.
Ma questa è un’altra storia e – come direbbe Michael Ende, autore de “La storia infinita” – dovrà essere raccontata un’altra volta.

C