Wordsmith vs Giornalista Umano

Wordsmith in inglese significa paroliere, ma è anche il nome di un software che potrebbe sostituire un giornalista, anzi diciamo che lo sostituisce già, perché l’agenzia di stampa Associated Press, lo utilizza per i take della sua redazione.

In pratica, inseriti alcuni dati, il programma è in grado di generare contenuti in lingua inglese. Se fino ad oggi il “Signor” Wordsmith è stato utilizzato da giganti come Samsung (per descrivere i suoi prodotti) tra qualche tempo potrà essere liberamente scaricato da chi vorrà farne uso.

Associated Press ha più volte specificato che nessun posto di lavoro umano è stato sostituito da Wordsmith, perché sempre di software stiamo parlando e a correggere i suoi errori ci hanno pensato delle persone, le stesse che devono andare ad inserire i dati. Aggiungiamo noi che una versione digitale di un giornalista, nella scrittura, non può metterci la verve che le persone esprimono nei loro pezzi e che sono i nostri punti di forza.

Ma siamo sicuri che prima o poi non si svilupperà un qualche algoritmo che quella verve la farà saltare fuori da un odioso cilindro?

Per esempio, metti che bisogna scrivere un asciutto comunicato stampa, che una persona che ha un’azienda ha un’efficiente segretaria che va ad inserire i dati principali di quello che vuole comunicare riguardo ad un evento, cioè data, luogo, orario, argomento. In questo caso potrebbe benissimo saltare il fatto che a scrivere il comunicato dovrebbe essere un giornalista, o no? Anche perché se ad Associated Press lo sanno che un controllo comunque va fatto da una persona che conosce bene il mestiere di cui stiamo parlando, possiamo dire che pur di risparmiare la stessa considerazione verrà fatta a livelli diversi?

La soluzione? Probabilmente è non perdere la fantasia e la creatività che le macchine non potranno mai sostituire, quella lampadina che ci si accende ogni tanto in testa e che si chiama “idea”. Bisogna “rimanere sul pezzo” insomma, come potrebbero dire in una redazione.

Mari