Parole odiose

Ci sono delle parole che non le posso sentire, ci sono delle parole che non le posso leggere. Per tutte queste c’è un aggettivo: odiose!
Il post di oggi prende spunto da una parola che, da qualche tempo, mi ritrovo quotidianamente sui social: ciaone!

Ora (OK) abbiamo capito tutti cosa si intende con “ciaone”, diciamo che è un marameo ma di quelli più antipatici e sicuramente “matelici” e, se ce lo dovessimo immaginare, invece delle dita che dal naso girano verso l’aria in segno di scherno qualcuno magari dicendolo si potrebbe anche mettere a muovere la mano (se si è fuori dai social) con aria di sufficienza. Ma ciaone no, non si può sentire.

Ogni giorno anch’io invento parole nuove. Qualche sera fa ero con i miei cugini piccoli, quelli che non superano i 14 anni, e devo averne dette una sfilza tanto che ad un certo punto uno di loro mi ha fermato con la faccia disgustata rimproverandomi: “ma che dici, queste parole non esistono”. E spiega loro che ogni tanto alla lingua italiana qualche sgambetto si può fare e ci si può aiutare con la fantasia, ma non serve proprio a niente.

Ciaone ovviamente non è l’unica parola di quelle legate al concetto di odio. Per esempio un’altra cosa che accompagna spesso gli eventi è #SaveTheDate. Ok, qui si parla di hashtag, seo, e tutto quello che volete, ma davvero utilizzare questi 12 caratteri è più proficuo che scrivere magari una parola più a tema con l’evento del quale state parlando? Sempre per rimanere in tema c’è Stay Tuned, insomma rimani sintonizzato. E’ necessario che io spieghi questa parola e vi dica perché non la sopporto?

Alcune di queste parole hanno fatto sicuramente la storia. Ve le ricordate le varie “sallo”, “sapevatelo” (che ancora qualcuno usa, lo giuro), lovvo?

Il concetto è chiaro. Queste parole sul momento possono anche risultare geniali. Poi, come succede in questo mare magnum costituito dai social network, si trasformano in qualcosa di incontenibile…e assolutamente inutile.

I neologismi mi piacciono, l’utilizzo di parole specifiche e belle per rimarcare i concetti anche, l’abuso stufa tutti.

Faccio una digressione: anni e anni fa a Catania la parola d’ordine era “sinergia”; era sulla bocca di tutti e tutti ne facevano grandissimo utilizzo, anzi forse la tiravano fuori proprio quando non sapevano più cosa dire perché comunque riempiva la bocca, e probabilmente i cuori di buone intenzioni. Sinergia è un’altra delle parole che non mi piacciono più.

 

Mari