L’ordine è disordine (ma senza fantasia)

Alla faccia di tutti quelli che nella vita ci hanno rimproverate. Ora è ufficiale, chi è disordinato sa affrontare meglio le difficoltà della vita. E noi di Karma Communication siamo particolarmente liete della notizia, perché nessuno di noi è esattamente ordinato. Chi più chi meno, ma non stiamo là col bilancino di precisione ad affibbiare le responsabilità perché non è il caso, è causa del disordine che regna sovrano sulle scrivanie di Karma.

Il fatto è che nel fare tante cose – ci pare ovvio – che la “munnizza”, ossia i residuati degli appunti con le cose da fare, ma anche le prove di stampa e altro materiale si accumuli in stratificazioni geologiche che neanche uno speleologo vorrebbe dover affrontare. Ma tant’è che noi, in quelle pile di fogli di carta stampata sapientemente mescolati a – cito in ordine di apparizione – il timbro della società con tampone per l’inchiostro, il cordless, la cornetta wireless per i cellulari, i cellulari, la pinzettatrice, la colla, un blocchetto di post-it (ri)troviamo comunque tutto…

Ma la scoperta pubblicata sul Journal of Consumer Research ci ha molto confortate, perché dimostra che non provare ansia di fronte al caos riveli una maggiore capacità nell’affrontare qualunque genere di problema. Insomma, chiamiamo a raccolta gli iscritti al club dei disordinati cronici (quelli convinti che nel proprio disordine ci sia un ordine che solo l’autore è in grado di interpretare). Anche perché la ricerca in questione è stata avvalorata da altri approfondimenti, proprio come quello dell’Università tedesca di Gronigen che ha dimostrato che i disordinati patologici pensano meglio, in maniera più chiara e lineare (e anche che – di conseguenza – fanno e agiscono meglio). In situazioni di estrema pressione (o persino panico), insomma, noi disordinati cronici sappiamo prendere decisioni più facilmente, sappiamo essere più lucidi nel valutare le situazioni, siamo più produttivi e più creativi. Il disordine che impera intorno a noi, infatti, farebbe sì che il nostro cervello tenda a impegnarsi di più, a focalizzarsi meglio, su quello che stiamo facendo o che dobbiamo fare.

Quindi, stop al senso di colpa da prevaricazione («Il tuo disordine è mancanza di rispetto per il prossimo») e benvenute alle scrivanie con piani inclinati e meandri dove è possibile trovare caramelle, reliquie, frasciami e cianfrusalglie accumulate in gerarchie casuali e capricciose, ricchi premi e cotillon di cui avevamo dimenticato l’esistenza e che spalancano le porte del ricordo. Basta col sentirsi in bilico fra buoni propositi e pessime imprese (che non arriveranno mai da nessuna parte): gli ordinati sono solo dei disordinati senza fantasia.

La scrivania di Albert EinsteinDel resto, anche Albert Einstein era celebre per il suo disordine (oltre che per essere un genio) e, quindi, fate voi due più due 🙂

C’è un disordine, però, nel quale abbiamo bisogno di ripristinare un ordine costituto del cose… Solo che nessuno di noi rivendica la paternità del caos digitale sul “computer grande” (quello al quale ci sediamo a turno) il cui desktop è ricolmo di file di origine ignota… E, quindi, Karmici e Karmiche, diamoci da fare per non sentirci Lost in confusion.