I Social Media Strategist e le parole impossibili

Nemmeno una settimana fa mi sono trovata seduta ad un tavolo abbastanza misto al quale, oltre a me, sedevano un ingegnere edile, un avvocato, una mamma a tempo pieno e una social media strategist.

Le discussioni sono state le più varie, come varie erano le persone che si sono ritrovate insieme quasi per caso. La mia professione, oggi, era la più vicina a quella di chi fa solo esclusivamente la social media strategist e con successo. Solo che quando ci siamo alzate e ci siamo salutate la mia amica mamma a tempo pieno e la mia amica avvocato, che tra un bicchiere di vino e un altro non avevano fatto altro che annuire a qualsiasi cosa si diceva, mi hanno cominciato a chiedere “cosa significa insight?” oppure “ma tu sai davvero a che cosa serve una board?” e ancora “che cavolo è un meme?”. La lista di domande in realtà è molto più lunga.

Ora, anche se qui da Karma Communication lavoriamo abbastanza con i Social Network possiamo dire che questa attività non è la prima di quelle di cui si occupa questa agenzia di comunicazione. La maggior parte delle conoscenze ci vengono dalla “vita” passata sui social, dal confronto con chi fa il nostro stesso lavoro, dalla lettura di libri fino ad arrivare a veri e propri corsi che ogni tanto frequentiamo, perché ormai lo sappiamo, non si finisce mai d’imparare.

Detto questo, per le mie amiche avvocato e mamma a tempo pieno, ma anche per chi durante una serata non fa altro che annuire tra un bicchiere di vino e un altro, ecco un piccolo vademecum, per “districarsi” in questa giungla di termini che sembrano davvero assurdi. Cominciamo con cinque termini, magari tra qualche settimana ci torniamo.

Gli Insight sono quei dati che dà Facebook agli amministratori delle pagine e che fungono da preziosissima guida per monitorare il lavoro che si sta facendo. Sono fondamentali per non sparare nel buio totale e per correggere eventualmente tiri maldestri.

I Meme sono la novità di quest’ultimo periodo e vanno di pari passo con il concetto di viralità e con quello di velocità che è proprio di Internet. A me quello più famoso che viene in mente è quello di John Travolta che si aggira in qualunque foto venga postata su Facebook. Sono molto spesso delle gif, delle vignette che scatenano centinaia e centinaia di condivisioni, delle idee veloci che corrono di bacheca in bacheca.
Il design responsive ha a che fare con i siti, che oggi devono essere, per l’appunto, responsive, cioè facilmente accessibili da ogni tipo di mezzo, cioè adatti per esempio al desktop del vostro computer, ma anche allo schermo dei vostri tablet o dei vostri smartphone. I siti responsive si adattano automaticamente, senza causare degli errori e vi permettono di navigare da dove volete.

L’engagement in italiano si traduce in coinvolgimento. Ogni community manager che si rispetti cerca di coinvolgere quanto più possibile i suoi utenti. L’engagement misura il loro livello di coinvolgimento. Tutto il lavoro che sta dietro ad ogni pubblicazione consiste infatti nel tentare di creare quante più interazioni possibili, non solo con i fan diretti della pagina o del profilo, ma anche con i loro amici.

Il troll è proprio quella cosa brutta che potrebbe sembrare. E’ quella persona che si infila in discussioni al solo scopo di rompere le scatole. Evitatelo come la peste.

Mari